Zitto zitto, tomo tomo, quatto quatto, cacchio cacchio. Ovvero, Fabio Fazio.
Chi è questo qui, cosa sa fare, cosa ha fatto nella sua vita, cosa ha studiato, quali e quanti libri ha letto, quanto lavoro ha fatto nei campi e nelle officine, quali protettori ha, per ottenere dalla Rai un rinnovo del suo contratto fino al 2017 per la bellezza di 5.400.000 (cinque milioni e quattrocentomila) euro?
Fosse il compenso di un’azienda privata (ma quale azienda privata gli darebbe tanti quattrini?), si potrebbe anche capire. E’ il mercato, bellezza, e così va la vita. Ma è la Rai. Il servizio pubblico. L’azienda radiotelevisiva in cui gli introiti pubblicitari sono crollati e i debiti aumentati, la stessa Rai alla quale ognuno di noi è obbligato a versare il canone e il cui presidente è la signora Anna Maria Tarantola, una che di economia e di “economie” dovrebbe saperne qualcosa, visto che viene dalla Banca d’Italia ed è stata fortissimamente voluta dal senatore a vita Mario Monti, il premier delle “lacrime e sangue” (degli altri).
Crisi economica, debito pubblico, pil in sofferenza, spending review, promesse solenni di calmierare i compensi ai manager e ai funzionari pubblici, e a tutti coloro che lavorano con aziende pubbliche, non valgono per questo furbetto ligure (e per gli alti magistrati delle corti supreme, che quel calmiere se lo sono fatto abolire da altri alti magistrati loro “colleghi”).
Che bravo che è Fabio Fazio Cacchio Cacchio (da ora FFCC), com’è educato, come sa tenere basso il tono e il profilo, come si genuflette bene con chiunque, come evita ogni domanda, quanto è rassicurante. Sapeva fare solo l’imitazione di Enzo Biagi e poi, bum, è diventato il campione dell’ovvietà nazionale, il pacioso curato di campagna al cui confronto don Abbondio è un eroe, il bravo presentatore tv che ha una parola buona per tutti (cinquemilioni e quattrocentomila parole buone fino al 2017), il mieloso e melenso assertore dei valori di legalità-onestà-bontà-nocriminalità-costituzionalità-serietà e insomma un’altra giaculatoria di tà-tà-tà-tà-tà.
Com’è che per questo sperpero nessuno interroga e nessuno denuncia? (Solo Renato Brunetta, va detto, sta facendo le pulci alla Rai in questi mesi, con il suo osservatorio Raiwatch). Com’è che nessuno abbaia, a destra, al centro e specialmente a sinistra, neh, dove stanno i meglio ospiti (politici e non solo) e i meglio autori “impegnati” (vero, Michele Serra?) di FFCC?
Si dirà: ma c’è Grillo, che ha chiamato il furbetto ligure “cameriere”. Sbagliato. A parte il fatto che questa è un’offesa nei confronti di chi fa il cameriere (e infatti non poteva che venire da un altro miliardario qual è Grillo), lavoro che di norma viene esercitato da persone gentili, non servili, a rendere poco credibile l’invettiva di Grillo è la circostanza che costui vorrebbe fare in Rai come e peggio di chi già la occupa, tanto è vero che FFCC, subito dopo essere stato chiamato “cameriere” dalla barbuta protesi di Casaleggio, il vero padrone del M5S, ha invitato nel proprio salottino buonino buonino il deputato grillino Fico, il quale, quando ha aperto bocca, coniugando i congiuntivi da vero semianalfabeta, ha fatto subito capire che è stato nominato presidente della Commissione di Vigilanza Rai esclusivamente per meriti linguistici.
Ora, è vero che ci sono cose molto più importanti di cui occuparsi – una per tutte, e su tutte, la strage continua che sta riempiendo di cadaveri il Canale di Sicilia -, ma anche i 5.400.000 euro a FFCC sono un fatto importante. Tanto importante che FFCC e chi lo protegge stanno cercando di mettere la sordina alla notizia. Dovesse mai accadere che la famosa Rete e la famosa stampa indipendente avessero un sussulto e piantassero un casino nella cosiddetta opinione pubblica? (Improbabile, perché dopo tutto FFCC va bene un po’ a tutti). Come farebbe in tal caso questa specie di pretino spretato a fare una bella puntata di tv del dolore, tutta lacrime e buoni sentimenti in diretta tv, per i disoccupati e i pensionati a cinquecento euro al mese? Fazio Fazio? Cacchio Cacchio.